È bene ricordare che non tutte le culture hanno le stesse regole, sia in fatto di gestualità che di uso dello spazio interpersonale.
Ad esempio, se abbiamo occasione di notare un giapponese ed un europeo che conversano noteremo, dopo un po’, che inizieranno a vagare lentamente per la stanza: l’europeo arretrerà ed il giapponese avanzerà.
Questo particolare “balletto” accade perché ognuno di loro vuole raggiungere quella che per lui è la distanza ottimale, secondo la propria mappa del mondo.
I giapponesi hanno una ridotta zona intima (al di sotto dei 20 cm) e questo li porta ad avanzare, ma così facendo entrano nella zona intima dell’europeo (circa50 cm.), il quale si sente invaso.
“Io non odio persona alcuna, ma vi son uomini ch’io ho bisogno di vedere soltanto da lontano.”
In America, da anni le persone lavorano a proprio agio in uffici aperti, i cosiddetti “open office”: grandi sale piene di scrivanie a volte poco divise le une dalle altre.
Per un europeo lavorare in un ambiente così vasto, senza porte, sarebbe deconcentrante.
Proviamo a pensare ad un telefilm americano che abbiamo visto di recente, in particolare concentriamoci su tutte quelle scene girate all’interno di qualche ufficio: di certo non ci abbiamo mai fatto caso, ma esiste una differenza enorme tra come un europeo ed un americano percepiscono il loro ufficio ed è una differenza che traspare anche dai film.I manager americani lasciano aperta la porta del loro ufficio durante il lavoro, per loro rientra nella zona “intima” solo la scrivania, al contrario degli europei, per i quali tutto quanto l’ufficio può trasformarsi in “zona intima”.
Questo determina comportamenti differenti quando si vuol entrare in un ufficio per chiedere qualcosa.
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Con un europeo bisogna prima bussare alla porta, attendere che l’altro dica “avanti” e poi entrare; con gli americani, dal momento che la porta è aperta, chiunque può assicurarsi con uno sguardo se l’altro è libero.
“La lontananza che rimpicciolisce gli oggetti per l’occhio,li ingrandisce per il pensiero-cit”
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Comunicare bene. la comunicazione come forma mentis – edizioni psiconline .
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Di cosa tratta:
Questo libro tratta la comunicazione verbale e non verbale, il linguaggio del corpo e l’ascolto empatico all’interno di una corretta comunicazione.
Partendo dall’approccio iniziale, seguendo passo per passo le dinamiche di un rapporto di comunicazione – che si tratti di rapporti di lavoro o relazioni informali – vengono presentate le principali strategie, proprie della PNL, della Gestalt e dell’Analisi Transazionale, percomunicare nel modo più efficace ed evitare gli errori più comuni, che spesso rendono difficile entrare in sintonia con i nostri interlocutori.
“Non si può non comunicare” nel gioco della vita ed apprendere le tecniche di comunicazione è possibile, al pari di ogni altra capacità, ma per farlo è necessario sviluppare uno specifico atteggiamento mentale. E’ proprio questo approccio che differenzia questo libro dai tanti altri sul tema della comunicazione.
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Maria Nascimento